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Gestione delle polipatologie nell’anziano fragile: il ruolo del team multidisciplinare

Con l’avanzare dell’età, è sempre più frequente la presenza contemporanea di più patologie croniche nello stesso individuo. Questo fenomeno, noto come polipatologia, riguarda una percentuale crescente di anziani e rappresenta una delle principali sfide per i servizi sociosanitari.

Gli anziani fragili con polipatologie richiedono una presa in carico globale, che tenga conto non solo dell’aspetto clinico, ma anche di quello funzionale, cognitivo e relazionale. In questo contesto, il lavoro sinergico del team multidisciplinare si rivela fondamentale.

Cosa significa davvero prendersi cura di un anziano fragile

L’anziano fragile con più patologie può trovarsi a gestire, ad esempio, diabete, ipertensione, artrosi, insufficienza cardiaca, lieve decadimento cognitivo e problematiche legate alla mobilità. Queste condizioni non solo si influenzano tra loro, ma implicano terapie farmacologiche complesse e interventi personalizzati.

Un approccio frammentato, in cui ogni patologia è trattata singolarmente, può portare a effetti collaterali, sovrapposizioni terapeutiche e mancanza di visione d’insieme. Al contrario, un modello basato su un’équipe multidisciplinare favorisce:

  • una valutazione geriatrica integrata;
  • la definizione di obiettivi realistici e condivisi;
  • l’elaborazione di un Piano Assistenziale Individualizzato (PAI);
  • la riduzione delle ospedalizzazioni inappropriate;
  • un miglioramento della qualità della vita dell’anziano.

Chi compone il team multidisciplinare?

Il team che si prende cura dell’anziano fragile con polipatologie è composto da professionisti con competenze diverse, che collaborano quotidianamente per garantire una presa in carico personalizzata e dinamica. In genere, include:

  • medico di medicina generale o geriatra per la valutazione clinica complessiva;
  • infermiere per la gestione quotidiana dei trattamenti e il monitoraggio;
  • fisioterapista per il mantenimento o il recupero delle capacità motorie;
  • psicologo o neuropsicologo per il supporto emotivo e cognitivo;
  • educatore o terapista occupazionale, per la stimolazione e il mantenimento delle autonomie;
  • OSS e operatori socio-assistenziali, figure chiave nella quotidianità e nell’osservazione continua.

Il lavoro in équipe permette anche di coinvolgere familiari e caregiver nelle scelte assistenziali, offrendo un sostegno anche a loro, spesso provati dalla gestione quotidiana.

Promuovere un modello di cura centrato sulla persona, e non solo sulla malattia, è la chiave per affrontare in modo efficace e umano la complessità dell’invecchiamento. 

Cerchi la soluzione migliore per un tuo caro?

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