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Quando il corpo cambia, cambia anche il racconto di sé: educazione al sé negli anziani

Il corpo è la prima forma con cui ci raccontiamo al mondo. Attraverso i gesti, l’espressione, il movimento, le abitudini, costruiamo un’identità che ci rappresenta. Ma cosa accade quando, con l’età, questo corpo cambia? Quando i movimenti si fanno più lenti, le forze si affievoliscono, e l’immagine riflessa allo specchio fatica a coincidere con quella che sentiamo nostra?

Con l’invecchiamento, non cambia solo il corpo, ma anche la percezione di sé. Ecco perché è importante accompagnare gli anziani in un processo di educazione al sé, che sappia valorizzare la storia vissuta e allo stesso tempo accogliere con rispetto le trasformazioni della fragilità.

L’identità come racconto che evolve

L’identità non è qualcosa di fisso, ma un racconto che si trasforma nel tempo. Negli anni della terza età, questo racconto rischia di essere interrotto o reso invisibile. La perdita di alcune autonomie, la malattia o il trasferimento in una struttura residenziale possono far sentire la persona meno “se stessa”.

Ma proprio in questi momenti è possibile ricostruire il senso di sé, attraverso attività educative che partano dal riconoscimento della propria storia. Scrivere, raccontare, ricordare: sono azioni che aiutano a riannodare il filo della propria identità, restituendo dignità e appartenenza.

Il corpo, anche se segnato, può diventare strumento di espressione e autenticità, se accolto con cura e senza giudizio. Un laboratorio di danza dolce, una sessione di ginnastica adattata o un semplice gesto quotidiano possono contribuire a riattivare il legame tra corpo e identità.

Ritrovare sé stessi, anche nella fragilità

Alle Residenze Diadema, ogni progetto educativo nasce dall’ascolto della persona. Gli educatori lavorano per sostenere una narrazione positiva di sé, che non neghi la fragilità, ma la integri nella storia personale.

Vengono proposte attività individuali e di gruppo che favoriscono l’espressione personale: dalla narrazione biografica al teatro sociale, dalle attività manuali al dialogo quotidiano. Ogni occasione è buona per dire “io sono”, anche con parole nuove, anche con un corpo che cambia.

Perché prendersi cura di una persona non significa solo proteggerla, ma anche offrirle spazio per raccontarsi, per sentirsi viva, presente, ancora protagonista della propria esistenza.

Cerchi la soluzione migliore per un tuo caro?

Contattaci senza impegno, saremo felici di rispondere alle tue domande.

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